Dissertazioni sulle distanze fra le pratiche amorose dei cervi e le pratiche amorose fra gli umani

La mancanza di corrispondenza cartacea nell’amore mi rende nostalgica più di un racconto d’amore ante guerra. Perchè diciamocelo, son cinica, ma purtroppo pure romantica e nostalgica e da dove vengo io certe pratiche sbrigative d’approccio contemporanee non venivano annoverate nemmeno per sbaglio fra quelle amorose.
Son vecchia, anche in questo senso, che ci devo fare?
No, perchè non è mica la stessa cosa l’amore romantico e l’amore contemporaneo (chiamiamolo così), non lo è!
Io vengo da un mondo dove le donne parlavano con i loro innamorati mettendosi fazzoletti colorati in testa quando andavano a lavorare nei prati, perchè quelli capissero se una loro domanda posta furtivamente una settimana prima avesse risposta positiva o negativa; se rosso, sì, se blu, no.
E quando scoprii questo tipo di comunicazione in codice che per certi versi è lo specchio di un limite alla libertà personale data dal contesto sociale, ma per altri è anche estremamente romantica e intirgante se ci si pensa, ne rimasi affascinata e la mia immaginazione di adolescente prese a galoppare all’infinito, raccontandomi storie che poi scoprii somigliare molto alle vicende degli eroi nei romanzi cavallereschi, quasi che tutto ciò che avveniva a contorno del sentimento amoroso, fosse altrettanto forte e bello da vivere del sentimento stesso.
Perchè è di questo che si nutre, che dovrebbe nutrirsi l’amore una volta passata quella fase che sconvolge.
Per questo io ho un’idea forse un po’ sviata e fuori tempo rispetto alla concezione più diffusa oggi dell’amore fra due persone e certamente per questo motivo la mia percezione del tipo di approccio che si ha oggi a questo sentimento mi pare spesso una gran cretinata di superficie.Un comportamento stronzo, insomma.
La logica razionale però è dalla parte dei contemporanei, perchè c’è poco da ricamare a chiacchiere quando qualcuno ti dice che l’obiettivo per entrambi gli innamorati è arrivare al sodo, all’atto fisico; e come ribatti a una cosa così? E’ vera, indiscutibilmente vera e io questo lo vedo in natura, tutti i giorni, mica sto qui a voler sostenere tesi diverse.
Tuttavia c’è dell’altro e Dante ne sapeva qualcosa, ad esempio, tanto per citarne uno che un po’ mi fa sentire forte delle mie ragioni; ci sarebbe molto d’altro se si avesse ancora la sensibilità di volerlo vivere, solo che pocchissimi ci fanno ancora caso ai dettagli.
E secondo me non ci si fa caso perchè non si è più abituati ad ascoltarsi, a fermarsi un attimo e guardarsi dentro, per capire che sta succedendo e che cosa veramente ci manca, di che cosa veramente abbiamo bisogno.
Mi si dice che quando si è innamorati non si ha nemmeno la lucidità per guardarsi dentro; vero, ma meno male, dico io! Che almeno lì si smette di calcolarsi la vita!
Prendiamo un poeta come Neruda, ad esempio, che ha scritto poesie d’amore che sconquassano anche le rocce; lui per scrivere parole così deve per forza essere stato travolto da un mondo che con il razionale ha ben poco a che vedere.
La passione, è questa che lui scrive e descrive.
Ma l’atto stesso di scrivere e dedicare una poesia alla sua donna, la delicatezza di scegliere le parole giuste e che non siano nè troppo caste nè volgari, ecco, tutto questo, non è forse quel qualcosa che sa andare oltre a ciò che spinge un animale verso un altro in una fase ormonale diciamo così, “scomposta” rispetto all’ordinario?
E’ un discorso banale e scontato, lo so, ma mi vien da farlo perchè mi pare che sia scontato anche troppo, tanto che non viene nemmeno più preso in considerazione.
No, perchè osservando i cervi, ad esempio (perdonate se riporto esempi, come dire, faunistici): pure loro entrano in questa fase ormonale sconvolgente ed è evidente che l’obiettivo non è certo l’essere cauti e romantici, ci mancherebbe.
Basta sentire i bramiti che emettono i maschi al crepuscolo e in piena notte come fanno tremare la terra, basta vedere la foga con la quale corrono nei boschi, mettendosi illogicamente e pericolosamente allo scoperto; non c’è nulla di razionale o prudente nel loro comportamento, eppure è questo il rituale necessario.Ed il dispedio di energie, la fatica è immane. I maschi perdono fino a più di 35 kg in questa fase, tanto per dire.
Però c’è un rito ben preciso che li muove, ci sono fasi di corteggiamento che servono a preparare un avvicinamento alle femmine che altrimenti non sarebbe possibile ed il rito è fondamentale, indispensabile perchè tutto avvenga.
Non è possibile prescindere da questo, non è possibile bruciare i tempi, semplicemente perchè le femmine non ne vorrebbero sapere, perchè la Natura ha le sue regole. Eppure loro sono bestie, mica esseri pensanti.
Per me è questa la celebrazione dell’amore inteso come lo intende la Natura; avviene fra gli animali che della poesia se ne fregano, eppure anche fra loro c’è un rispetto delle fasi necessarie, dei riti preliminari che a me, che son poco razionale in questo, sembra poetico tanto quanto una poesia di Neruda.

E adesso passo alla fase distruttiva:
secondo me, che amo più le bestie della maggior parte delle persone, nel mondo umano la razionalità, il pensiero logico, l’egoismo, il calcolo, la prepotenza e la superficialità hanno rovinato il modo pulito di percepire l’eros.

Si ragiona ancor prima di innamorarsi sul fatto che è solo una fase, che finirà e che quindi è necessario razionalizzare per tempo e prepararsi a gestire la situazione del “dopo”. Il sentimento è da calcolare, quindi non è più sentimento, è qualcos’altro.
E questo comporta la fine del senso romantico dell’amore ancor prima che l’amore si affacci, insomma.
Perchè se la situazione non è favorevole, allora si sceglie di non darle spazio, così, per una questione di logica razionale, perchè è necessario perseguire obiettivi altri, più vicini alle proprie ambizioni ecc ecc….
Che mica siamo bestie, no?!
Ok, mi sta bene, ma mi chiedo, perchè anche quando all’amore si decide di dare spazio, ci si deve privare per caolcolo di tutto quel viverselo concretamente come un sentimento fondato anche sull’attenzione all’altro, oltre che all’attenzione a se stessi, alle proprie esigenze personali?
Mi chiedo perchè non viversi tutto ciò che l’intelligenza umana sa costruire per far sì che dopo la fase di picco ormonale rimanga qualcosa di vero, forse ben più importante e profondo, duraturo se il caso vuole, bello da viversi se si ha l’intelligenza di smussare, rendere adatto ad entrambi? Certo con un po’ di fatica e attenzione, dedizione anche, ma che magari può dare ancora motivo di vivere del buon tempo con l’altro. Perchè nessun uomo e nessuna donna oggi è disposto a perdere 35 kg, nessuno è disposto ad aspettare, nessuno è disposto ad avere la pazienza necessaria pur di conquistare l’amore di un suo simile, ma si limita a lasciar perdere perchè troppo impegnativo?
Risposta: perchè i nostri simili non sono il nostro obiettivo; il nostro obiettivo siamo noi stessi.

In fin dei conti il vero motivo è che siamo diventati tutti un po’ stronzi ed egoisti dentro nella convinzione di poter fare ognuno a meno dell’altro.
E così ci si accontenta dei picchi ormonali e della fase iniziale, possibilmente consumata ancor prima che insorgano sentimenti scomodi e faticosi da gestire. Ma tanto non c’è pericolo, che i più sono talmente sentimentalmente handiccappati da non saper più distinguere la differenza fra una carezza e una sberla.
L’amore calcolatore fra gli umani oggi mi par di una tristezza senza fine. E ci sarà un motivo se c’è sempre più gente che preferisce dedicarsi ad osservare l’amore meno calcolatore dei cervi.

Dissertazioni sulle distanze fra le pratiche amorose dei cervi e le pratiche amorose fra gli umani

72 pensieri su “Dissertazioni sulle distanze fra le pratiche amorose dei cervi e le pratiche amorose fra gli umani

                    1. eh, ma io sto nell’eremo e negli eremi non si fa mica sesso. Al massimo si pensa a come sarebbe farlo, ma mica si fa. 😦 Però si può sudare e fare ginnastica anche nella neve, così, per compensare ottimisticamente… seppur non è la medesima cosa, mica non mi rendo conto. Ma l’eremo è l’eremo, c’è niente da fare.

  1. gelsobianco ha detto:

    questo tuo scritto ha una incredibile dolcezza genuina… non edulcorata artificialmente.
    tu mi hai fatto sentire tanta tenerezza per te.
    se ci fossero più persone che sapessero ancora godere di questo che tu mi comunichi in un modo straordinario…
    “le donne parlavano con i loro innamorati mettendosi fazzoletti colorati in testa quando andavano a lavorare nei prati, perchè quelli capissero se una loro domanda posta furtivamente una settimana prima avesse risposta positiva o negativa; se rosso, sì, se blu, no.”

    grazie, sm.
    un sorriso speciale
    gb

  2. L’amore è finito quando si è alzata eccessivamente l’età media delle persone. Un po’ come è successo per le pensioni di anzianità. Gli animali ancora muoiono giovani, per questo credono ancora nell’amore eterno. Non c’entra quasi niente ma volevo partecipare. (avrei giurato che ieri questo posto era diverso, ma forse è solo colpa della vodka).

    1. Io ho visto l’amore negli occhi delle persone meno giovani molto più spesso di quanto l’abbia trovato negli occhi delle persone più giovani. Forse perchè le persone più giovani non sanno ancora distinguere bene fra ciò che è sesso e apparenza da ciò che esiste come sentimento profondo a prescindere dalla risposta fisica. Non possono distinguerlo perchè spesso non ne hanno mai fatto esperienza. L’amore che sa andare oltre alle reali difficoltà, comprese quelle fisiche, è cosa rara. E tuttavia che ci sia o meno una risposta fisica, se c’è intesa vera, come accade in alcune fortunate coppie che si conoscono da una vita, penso non abbia eguali con nessun altro amore, perchè oltre all’incanto che perdura, c’è anche una conoscenza profonda dell’altro che una giovane coppia potrà solo sperare di costruire nel tempo e non è un dato da poco, davvero non lo è. Considerando anche il fatto che la maggior parte delle giovani coppie a quel tipo di profondità di rapporto forse non si daranno mai il tempo per arrivarci. Questo per dirti che non sono d’accordo. E che apprezzo moltissimo il tuo impegno.

      1. Sono contento. Questa volta non mi hai capito tu, così possiamo dividerci la spesa della badante. Ma a parte questo, lascio descrivere l’amore ai blogger, ai cantanti e ai poeti. Io, da parte mia, porto sempre un foglietto nelle tasche dove ho appuntato: “L’amore non lo canto, è un canto di per se”.

                    1. eh no! Questa è una di quelle cose che so che non so fare, perchè io sono fra le possibilità, ricordi? Mi spiace… vorrei, ma non mi viene proprio. Mi mancano le corde. Purtroppo 😦

                    2. Sì, anch’io sono come Hendrix…diciamo. Su tutti i fronti. Mi piacerebbe cantare l’amore, ma per cantarlo bisonga sentirlo sincero davvero. Sarebbe falsissimo, il mio.

    2. gelsobianco ha detto:

      stileminimo cambia “vestito” alla sua casa spesso!
      forse ieri sera vi era un qualcosa di superato…
      🙂
      gb

      1. stileminimo è cecata, per questo cerca vestiti riposanti per l’occhio e quelli che avevo trovato non lo erano davvero. Questo mi pareva un compromesso accettabile. E forse ieri sera vi era qualcosa di superato. Non so…

        1. gelsobianco ha detto:

          è proprio cecata stileminimo? 😉
          non sarà il famoso velo che copre anche gli occhi?
          questo vestito non è male, ma sono piccoli i caratteri… così mi sembra.
          mah…

            1. gelsobianco ha detto:

              sono proprio troppo cattivi.
              proviamo a fare una petizione.
              che ne dici?

              “povera cecata abbisogna di caratteri più grandi.
              in fede”
              poi le firme…

  3. “Si ragiona ancor prima di innamorarsi sul fatto che è solo una fase, che finirà e che quindi è necessario razionalizzare per tempo e prepararsi a gestire la situazione del “dopo”.” è una conseguenza del modo di vivere generalizzato, moderno. I miei bisnonni a 92 anni si amavano ancora come due innamorati, anche se nel loro dialetto non esiste il verbo “amare” e quindi non si sono mai detti “ti amo”.

    1. Dirsi ti amo tanto per dire è blasfemo, secondo me, ma nei casi rari come quello dei tuoi bisnonni, dialetto permettendo, avrebbero anche potuto essere bello poterselo dire, visto che era vero.Ma loro se lo saran detto vivendo chissà quante volte; come dire che le chiacchiere hanno un peso relativo se non sono supportate dalla realtà, non solo dei fatti, ma dei sentimenti.

  4. Trovo condivisibile in moltissimi punti il tuo scritto.
    Molti dimenticano che esiste una dimensione “altra” dell’amore. Dove il calcolo è bandito e si ama l’amore davvero come una potenza ctonia, un dio terrestre e celeste allo stesso tempo.
    Chi non avverte quesat’altra dimensione di un rapporto d’amore ovviamente cammina coi piedi zavorrati dalla ragione e pretende infine di usare l’amore o il sentimento per idolatrare se stesso o per trovare una buona “sistemazione”.
    Ma ciò che chiamiamo amore non è ne calcolo nè sistemazione nè soltanto atto di procreazione.

    L’amore in fondo appaga ben altre istanze che non il picco ormonale o il nostro bisogno di essere importanti per qualcuno. C’è uno spazio immaginativo, c’è un viaggio da compiere per arrivare all’altro…e in quel viaggio non sarebbe male perdere non solo chili ma residui vecchi, gusci d’uovo della persona che siamo e che siamo stati. In questo senso l’amore può essere una molla formidabile all’evoluzione

    1. Sto fatto della “buona sistemazione” Klimt è più vecchio di me, quindi è tutto dire. No, secondo me sei un po’ fuori tempo con questo ragionamento; penso, perdona se sbaglio, che l’incapacità di provare sentimenti non è legato SOLO al tipo di calcolo di cui parli tu. La buona sistemazione sa molto di matrimonio, di buona borghesia e di brave famiglie cattoliche o meno cattoliche; esistono ancora queste cose, lo so, ma seppure sembrano statiche e coriacee come la buccia di carrube, sono per la maggiore fuori tempo e non sta più in un contesto così ristretto la questione. Il matrimonio poi non è nemmeno più un valore per la maggior parte della gente, o quantomeno molti sono disposti a mettere il matrimonio in discussione come valore dopo che l’hanno provato, su questo non ci piove. Personalmente non ci credo, non ci ho mai creduto, per il semplice fatto che penso seriamente che non si abbia bisogno di contratti per amare una persona e non ho bisogno di contratti nemmeno per realizzarmi come persona… nemmeno di contratti di lavoro si può più aver bisogno oggi, perchè di lavoro non ce n’è. Secondo me il contratto in genere così come lo si intendeva un tempo sparirà e a maggior ragione il contratto matrimoniale. Perchè tutto ciò è stato sostituito dal compromesso non ufficializzato; un compromesso privo di alcuna garanzia. E in un certo senso questo rende tutti più liberi e tutti più precari. E io è dagli albori della mia lunghissima vita che non ci credo all’ufficializzazione dei sentimenti, nè attraverso il matrimonio (che in sè è un compromesso pure quello se non sbaglio), nè attraverso il compromesso di alcun altro tipo, ufficiale o meno. Se si ama si ama, a prescindere da tutto. Secondo me il sentimento non ha più niente a che vedere con ste robe, perchè lo san tutti che due persone possono stare unite anche senza firmare l’unione con il sangue, per dire. Che mica si tratta di mettere insieme due capitali, piccoli o grandi che siano, (i capitali stanno svanendo a vista d’occhio, tra l’altro) ma di mettere insieme due persone, no? Per me l’amore è molto più quella cosa che hai descritto poi, e che non ha bisogno di alcun tipo di calcolo e tantomeno burocrazia per avere luogo. Altrimenti diventa qualcosa d’altro, un qualcosa che ha bisogno di stampelle per stare in piedi; e se è così, secondo me è un qualcosa di malato. Così la ragiono, da anni e così la penso, da sempre. L’ultima parte che hai scritto, mi piace assaissimo, invece! ma assaissimo davvero, che è vera! 😀

      1. gelsobianco ha detto:

        vero il tuo scritto, sm.
        “Se si ama si ama, a prescindere da tutto.” 🙂

        vedo che ad entrambe è piaciuta moltissimo l’ultima parte del commento di cklimt.
        moltomoltomolto.

        gb

      2. Torno sul tema alla luce di quanto hai aggiunto.
        .
        Sorrido perchè io in realtà sono molto più estremista di te in fatto d’amore
        e il senso del mio discorso era proprio questo. Esiste una potenza dei sentimenti che non ha bisogno di ufficializzazioni, di istituzioni, di matrimoni o imprimatur di qualsiasi genere. Perchè in realtà l’amore è una energia talmente potente da essere allergica a compromessi di sorta. Ma le varie istituzioni sociali hanno sempre combattuto questa sua potenziale carica “sovversiva”e ribelle.
        Volevo proprio contrapporre la dimensione di genuinità dell’amore (quella che io chiamo innocenza originaria), con quanto di vecchio, di decrepito noto ancora in tante persone che approcciano il rapporto a due. Nei piccoli paesei più ancora che nelle grandi città.
        Per molta gente il rapporto d’amore è ancora qualcosa da assoggettare a calcoli, anche a quelli di convenienza. Per questo mi accorgo che ci sono persone che in realtà credono ben poco nella potenza e nella dimensione dei sentimenti. Più “ragionevolmente” (in senso ironico lo scrivo) ritengono che i sentimenti vadano sempre irregimentati e temperati con ragionamenti molto più concreti.Davvero capita che molti, mentre ancora sono nella fase dell’innamoramento già si preoccupano di come poter gestire il momento in cui quell’innamoramento sarà solo un ricordo. E questa tendenza a vivere tutto come fosse semplicemente un “gestire” (se ci fai caso mai come ora si parla di “gestire relazioni”, “gestire emozioni”, “gestire contrasti”, “gestire figli”, gestire stati d’animo), come se fossimo tutti imbevuti di cultura aziendale e questo è il vero squallore che intravedo io.
        Credo che comunque esistano come minimo due tipologie umane:chi crede nella sfera sentimentale, chi ha il coraggio di immergersi completamente in questo modo di sentire, vive su un livello diverso le esperienze che gli capitano. Compie, (consciamente o meno), una scelta che gli cambia proprio il modo di vivere. Non dico che sia migliore o peggiore …dico che vive di intensità, mentre chi corrompe la forza originaria del sentimento amoroso asservendola a mille compromessi e a “calcoli” fa la scelta di non conoscere mai per davvero il proprio potenziale.E così si rimane in superficie accontentandosi appunto di saper gestire.
        Ci tenevo a a chiarirlo, per evitare che apparisse assertiva la prima parte del mio commento.

        1. hai chiarito, ho capito e ti sono grata per la chiarezza. E non servedirlo, ma condivido in pieno ed in particolare è illuminante la parte sulla “gestione di tipo aziendale” del sentimento, come se non avessimo mai imparato a gestirlo diversamente. E’ spaventoso, se ci si pensa, terribile. E probabilmente è da quest’ignoranza sentimentale che nasce una percezione fuorviante del sentimento stesso; certo è che tutte le pratiche che usano il sentimento come cementificatore sociale mi lasciano personalmente indifferente, mentre il sentimento in sè è ciò che davvero mi interessa capire, ma capire veramente.

          1. gelsobianco ha detto:

            PER SM.
            “mentre il sentimento in sè è ciò che davvero mi interessa capire, ma capire veramente.”
            come fai a “capire” un sentimento, cara sm?
            che cosa intendi veramente per “capire”, cara sm?
            per favore, puoi spiegarmelo!
            a me interessa molto “capire” ciò che è in te.
            un sorriso
            gb

            1. il sentimento è qualche cosa che “si impara”, si assimila. Si dice “educazione sentimentale” non per niente. E lo dimostra il fatto che ci sono diversi modi di viverlo fra i quali anche quello calcolatore, che io condanno, perchè mi fa schifo. Poi c’è anche la possbilità di non viverlo per niente, specie se non si è mai imparato come si fa. Ci si limita a reazioni istintive, a risposte meramente di riflesso alle situazioni e spess sono le risposte sbagliate. Questo intendo.

              1. gelsobianco ha detto:

                il sentimento è qualcosa che si dovrebbe sentire.
                qualcuno non riesce proprio a sentirlo invece.
                chi lo sente dopo “impara” a viverlo.
                lo si vive in diversi modi.
                alcuni modi sono esecrabili.
                penso che noi due stiamo dicendo lo stesso concetto con parole un po’ diverse.
                “Ci si limita a reazioni istintive, a risposte meramente di riflesso alle situazioni e spess sono le risposte sbagliate.”
                non sempre… ci sono risposte istintive perfettamente giuste.
                gb

                  1. nessuno mette in discussione l’importanza dell’istinto; però mi vien da dire che l’istinto se non “regolato” dalla maturazione del sentimento può essere cosa buona, ma anche pericolosa. La consapevolezza di ciò che è buono per se stessi e per l’altro passa attraversio la ragione, attraverso il sentimento, non attraverso l’istinto. Altrimenti si è come quelli che non sanno distinguere (e qui mi ripeto) una sberla da una carezza. E ce ne sono molti, troppi, che stan messi così, oggi.

                    1. gelsobianco ha detto:

                      sì. così hai perfettamente ragione!
                      è un discorso importante da riprendere.
                      ora non posso.
                      appena possibile.
                      ti sorrido, sm
                      gb

        2. gelsobianco ha detto:

          cKlimt, che bello il tuo scritto!
          “Perchè in realtà l’amore è una energia talmente potente da essere allergica a compromessi di sorta. Ma le varie istituzioni sociali hanno sempre combattuto questa sua potenziale carica “sovversiva”e ribelle.”
          è verissimo quello che dici.
          un sorriso
          gelsobianco

    2. gelsobianco ha detto:

      “e in quel viaggio non sarebbe male perdere non solo chili ma residui vecchi, gusci d’uovo della persona che siamo e che siamo stati. In questo senso l’amore può essere una molla formidabile all’evoluzione”
      condivido questo passaggio di cklimt.
      🙂
      gb

  5. Hai fatto una splendida analisi. Così è, come tu dici e così appare. Però, non so. Penso che, latenti, al di là delle manifestazioni più visibili, certe attese continuino a persistere. Da caso a caso, magari poi tradite. Ma non escludo che ne segua poi una presa di coscienza e un rimpianto. Se non un rimorso.
    Non ci scommetto su quanto ho detto. È una sensazione solamente.

    1. stileminimo ha detto:

      Eh, Guido, pure io ho questa sensazione, salvo che rimane tale, perchè è davvero difficile trovare riscontro nel reale… cervi a parte.

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