A te, forse, ti racconto…

A te, solo a te, che sai capire, racconterò di quando pettinavo l’erba con le dita e di quando nell’acqua stagnante ci disegnavo i mondi di limo e spirali.
Potrò raccontarlo solo a te, che vedi le ali dal dorso delle oche migranti e ti lacrimano gli occhi perchè l’aria ti incontra alle quote più fredde.
Ti farò sentire i campanelli delle ghiande che suonano e la musica delle nocciole che cadono, quando si corre felini sulle colline aride; saprai riconoscere le canzoni fra i venti e ti piaceranno le raganelle che saltano sulla pelle del mio naso ridendo della mia faccia buffa.
A te dirò dei miei sogni veri e delle mie verità fasulle e ti lascerò ridere del mio affanno nel voler disegnare il mondo con un dito nell’aria azzurra.
Ci porteremo nelle zone di palude e salteremo nelle pozze d’erba e torba, finchè l’acqua ed il fango ci coloreranno i sogni di terra e diventeremo bulbi profondi, per fiorire poi alla prossima primavera, gialli, magari o rossi.
A te, solo a te che sai capire, potrei raccontare delle elitre che mi ridono dentro, delle nebbie che inspiro e che mi sanno nascondere bene, fino a farmi assorbire dal legno o diventare profumo di muschio e funghi o dissolvermi scorrendo lungo un filo di ragno.
A te, visto che certamente sai capire, potrei dire, ma sempre a te, che si dà il caso che ho il forte dubbio che ancora devi nascere, quindi vedi un po’ tu; facciamo che se ancora aspetti un po’ a farti vivo, ste robe, col ca…o che te le racconto!

A te, forse, ti racconto…

26 pensieri su “A te, forse, ti racconto…

    1. Ma Beccamorto… ti pare che io mi metto lì a farmi saltellare sul naso dalle gazzelle?!! Lo sai quanto pesa una gazzella?! Eh? Lo sai? No? Nemmeno io, ma di sicuro pesa troppo, per farmici saltare sul naso… leggi bene. E così è per le ragazzelle, anche se anoressiche, e anche per le bombatelle e le pulzelle; nessuna mi salta sul naso, ammme! Dicesi raganella piccola ranocchia verde, con la faccia simpatica.

        1. Nooo stile, non dirmi che hai giá caxxxocapito chi sono….ho avuto casini mica da ridere….anyway, cara stile, dipende da quanto grosso c’hai il naso, ho visto gente sul cui naso ci stava comodo pure un elegante, altro che gazzelle 🙂

          1. Beccamorto, non son molti i bloggher che palesano la/le propria/e professione/i come fai tu! 🙂 Mi spiace per i casini che hai avuto… mi spiace molto! 😦
            C’ho il naso giusto per una raganella, secondo me.

        1. ci si potrebbe mettere a saltare fino al cielo e magari sopra alle nuvole… e poi giù… e poi su e avanti così finchè non decidiamo di rimanere lassù, sospese, a bere un tè, magari.

      1. No, ma io ho imparato ultimamente che è meglio raccontarsele da soli. Non per la mancanza totale di eventualità del prossimo, ma perché pur avendo il secondo soggetto della comunicazione, bisogna vedere se con tutto questo mare di dire riusciremmo a scorgerlo ancora! Egli (eventuale prossimo) inondato!

        1. mi stai dicendo che è meglio far da sè anche con il raccontarsi le cose, perchè tanto gli altri ne sentono talmente tante che nemmanco ci ascoltano? Andiamo bene! O dici che siamo noi che gli altri non li vediamo neppure? O dici che è meglio star zitti?

          1. Che non tutti sanno tenere gli occhi aperti sott’acqua, l’opacità nasconde una propria strutturazione complessa, e gli occhi quanto possono vedere lontano? Stare zitti è del tutto una scelta improbabile, raccontarsele da sé già somiglia più ad una melodia, ad un dondolio che rende la scena alquanto buffa e degna di avvicinamenti. Io mi accontenterei di questi e di ritmici vicendevoli scambi.

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