Un pessimo affare

Sudavi e si sarebbe detto che da dietro, attraverso i vestiti ti si potevano intravvedere le squame da rettile; eri magro e sudavi. Salivi lento lungo il sentiero fra gli alberi, appoggiandoti al bastone come fanno i vecchi, anche se tu non lo eri, non eri vecchio; eri solo un involucro, come quelle pelli biancastre lasciate fra l’erba dagli insetti, o dalle serpi.
Salivi mentre la nebbia ti accompagnava e ti rendeva pallido anche da lontano, e malato, come i pomeriggi gialli e umidi che passavi lungo i fiumi fermi, piatti, come il tempo che ti scorreva addosso, con le zanazare e le alghe che puzzavano di fango e tutto il resto a riempire il mondo d’acqua, mentre tu ti piegavi al nulla che ti eri scelto.
Sapevi di alga puzzolente pure tu, o forse no, forse quello che ti portavi appresso era più un sentore di pesce rancido.
E non ci potevi fare niente; ti eri venduto l’anima e così dovevi finire, così ti dovevi consumare: putrefatto da vivo fra i tuoi stessi umori, soffocato dalle tue stesse passioni, vane, troppo lontane e troppo grandi perché tu, corpuscolo irrilevante e ordinario, potessi finalmente goderne.
Non ce la facevi proprio.
Ti scegliesti il passo che ti rubò l’ultimo poco fiato che ti era rimasto e così ti sei venduto per nulla, perché l’amore non lo reggevi, la sua vicinanza ti consumava come fossi stato un cero lasciato a squagliare e deformarsi sui tizzoni accesi e non un uomo vivo di passione; solo una massa amorfa e liquida, un po’ unta e grassa che cola fra le fuliggini.
Sudavi di freddo e quando venne il Demone e ti consegnò quello che avevi chiesto, non la sapevi nemmeno toccare, nemmeno sfiorare, non allungavi una mano perchè nessun nervo collaborava a muovere la carne, perché divenivi molle e tremolante e floscio come un animale senza ossa o un sacco vuoto lasciato cadere.
Ti succedeva così, quando sentivi il suo odore, quando ne percepivi la presenza, concreta, vicina, troppo vicina, calda; e intanto dentro bruciavi e perivi, e ti sfacevi come polvere e cenere, per sparire nelle nebbie.
Eppure lei ti avrebbe amato, ti avrebbe voluto anche se non ti fossi venduto; avresti solo dovuto chiedere, ma non avevi voce, nessuna parola, nessun suono, solo il terrore di sentirti allontanare.
Hai fatto un pessimo affare a venderti l’anima per una vita già morta di terrore.

Un pessimo affare

87 pensieri su “Un pessimo affare

    1. non si sfugge al proprio demone! 😉 O sì? 😦 Mah… io c’ho sto dubbio atroce, sai? Ma proprio atroce! E poi: ma secondo te, ne abbiamo uno solo di demone o più di uno? E se sono più di uno, ce li si può scegliere? mah… mah…

      1. Io sono arrivata a questa conclusione personale.abbiamo moltissimi demoni che spesso teniamo a bada anzi quasi sempre ….purtroppo può’ succedere che non li controlliamo a dovere per superficialità’ qualunquismo paura debolezza ecc..così’ prendono il sopravvento e. Poi è’ dura anzi di più’.l aspetto positivo molto direi e che se…è sottolineò se riusciamo di nuovo a ricacciar li nell angolo oscuro della nostra mente in catene….possiamo avere in contraccambio il dono della chiarezza della pazienza sensibilità’ forza ed equilibrio…c’è una specie di giustizia …ma bisogna sopravvivere al tutto…

        1. ok, Ariel; fra le cose interessantissime che hai detto ce n’è una che mi sento di poter condividere senza mezzi termini ed è quella che corrisponde alla tua ultima riga. Per il resto ci devo pensare, perché sti demoni a me non è che mi danno poi tantissimo fastidio, ecco.

                1. Mi ci dedico, a convincermi, sai? Moltissimo… ma pare che qualcuo abbia fatto un lavoro miglioredel mio a suo tempo e adesso, metter ripiego richiede una pazienza che a volte stento ad avere con me stessa. Però ci vuole, mi ci dedico! 🙂 E scrivo, sì… che tanto è una di quelle cose che vengono da sole e meno male… che mi salvano dai demoni!

    1. Sì, beh… non è un granché, ammetto. Però sai, mica tutti sono come Sandokan, che affrontano la tigre senza batter ciglio… questo ci ha provato e non gli è andata. Ha fatto il passo più lungo della gamba. Forse avrebbe dovuto fare altro prima della gara finale… che sò, allenarsi un po’. Mah…

        1. Mi consoli, sappilo! 🙂 Ci provo in continuazione a non vivere invano, ma non mi viene sempre bene… ho un mucchio di dubbi… sul metodo da adottare, intendo. 😦

          1. Non esiste un metodo, io credo. Penso che il solo fatto che tu cerchi un modo per non rendere invano il tuo vivere sia la risposta. 🙂
            cercare…sempre

            1. Sì, questo mi viene bene… sono un’anima errante, come una pellegrina di quelle che però non sanno dove devono arrivare… più o meno. Una spiantata, insomma! 😀

  1. Che (cazzo) se ne sarebbe fatta, lei, di una zecca simile?!?
    Uno così… credeva sapesse amare? Figurati!
    Uno così sa succhiare Energia… sa far crepare lentamente. Pussa via, zecche umane! Pussa via via via!!!

    1. …effettivamente, effettivamente… No, ma lui se n’è andato via di sua medesima spontanea volontà, eh? Cioè, manco ha dovuto dirglielo lei di andare via… ha fatto tutto da solo.

      1. L’abbandonata gioisca imperituramente! Se non altro per il fatto che la zecca umana sarà da qualche altra parte, a succhiare Energia vitale… e, presto, molto presto, scoppierà.
        Quanto sono incazzata con questi individui non immagini. Inizialmente si travestono da “fascinosi”, parlano poco, ti fanno credere di aver bisogno di aiuto, ti fanno credere di essere anime sensibili… molto sensibili. Invece sono abili assassini di vita. Sarebbe da prenderli a calci nel culo da mane a sera.

        1. In tutta onestà, mia cara, avevo intuito che in qualche recondita parte del tuo animo e sopratutto fra le righe delle tue velate esternazioni si nascondesse un nemmeno poi tanto garbato giramento di balle! Io ti capisco, perché il prototipo che descrivi urta, ne son consapevole; tuttavia mi vien da dire che se li conosci li eviti. Purtroppo prima bisogna consocerli, funziona così! Mi sa… 😦

          1. Sì, bisogna sbatterci il grugno.
            Però, in fondo, anche questi individuACCI sono d’aiuto; uno, uno solo ti piomba nella vita e t’atterra. Ti senti come un pugile suonato e sei incazzato come un porcospino a cui hanno strappato gli aculei… ma poi, andando per Strada, ti basta incrociare lo sguardo della zecca umana “eventuale”… e la riconosci immediatamente, ancor prima che il suo sguardo attecchisca su di te e ti infetti.
            Ciao, cara!

  2. Brava che sei, Stileminimo, soprattutto nel rendere atmosfere cupe e disperate come in questo caso: un essere che, per paura di non essere amato, cede la propria anima e perde la propria umanità. Mi vien da dire che non fosse anima salda, ma, si sa, quando affrontiamo i nostri demoni (o demone, chissà), chi riesce a restar saldo? Si parla sempre di paure, in fondo…
    La morale? Se giochi sporco, non puoi ottenere nulla di puro (questo penso io). Un abbraccio 🙂

    1. …non so se la morale è poi questa, Bakaneko; c’è chi giocando sporco ha ottenuto la purezza, come se per arrivare alla purezza fosse in effetti necessario passare attraverso ciò che di puro non ha proprio nulla. Una specie di viaggio maledetto che ci riporta a noi stessi. Nessuno è davvero puro e nessuno è davvero sporco. Abbiamo tutti un po’ dell’uno e un po’ dell’altro e viviamo affannandoci a cercare il modo per convivere con noi stessi, senza però sapere bene chi siamo. Tra le altre cose è anche uno sporco lavoro, vivere.

      1. Neanche io sono per gli assoluti, ma sono davvero convinta che il gioco sporco non paghi. Sono d’accordo che, solo sguazzando un pò nella melma siamo in grado di riconoscere la purezza. Conta sempre l’intento, e la voglia di mettersi in discussione, anche quando ci costa fatica. Ma sto uscendo dal seminato…ti saluto, condividendo in toto la tua ultima frase scritta nel commento 🙂

          1. …dici a me? Che me ne faccio? Non lo so, quando la riconosco te lo dico. Ma posso azzardare un’ipotesi: probabilmente me la vivo, come tutto il resto, solo un po’ più consapevolmente e magari mi piace anche, come anche no.

                1. Lo so. La sola volta che ho battuto il software al livello più alto, di solito sono davvero una pippa e perdo già al livello 4. E il tuo è un endecasillabo. Sapevatelo.

                  1. vero! già in due mosse, o tre, sarebbe stato un decasillabo!
                    al proposito saprai che noi (che si parla italiano) usiamo l’endecasillabo inconsapevolmente… e questa è una riprova. grazie.

                    1. si tratta di una misura statisticamente frequente per il normale andamento giambico della nostra sillabazione… questo lo concedo.. curiosamente, si trovano pentametri di analoga famiglia nei testi più insospettabili in lingue e tempi lontani… il giambo ha una forte parentela con il modo in cui trattiamo l’ottimizzazione delle sillabe

                  2. dai, adesso mi vai troppo sul tecnico, per me.
                    è mio figlio il mio punto di riferimento in materia. parliamo un po’ di tutto, ed io apprendo e discuto volentieri, ma più di tanto non mi resta impresso.
                    se vuoi continuare la conversazione scrivimi alla mia mail (lusipo@libero.it) che qua siamo ospiti.
                    ciao e grazie.

                    1. ecco, sì, scrivigli, che qua siete ospiti e giusto perché siete ospiti dovreste almeno almeno spiegare al popolo ignorante de che cazzo stavate discutendo, con rispetto parlando ovviamente.

                    2. ciao B F! hai ragione, ma l’endecasillabo è un verso di undici sillabe, un verso “tutto italiano” per così dire.
                      per esempio la Divina Commedia è scritta in endecasillabi, tutti versi di undici sillabe.
                      non è che non si voleva dire: non era il luogo.
                      ciao e grazie!

            1. Ci vorebbe altrettanto cinismo, Bakaneko; una bella scarica di raggi intergalattici carichi di cinico e fetido astio, innescati da capsule mortali di razionalità; una molotov di pesante disincanto e pregnante disapprovazione. Questo ci vuole per annientare un cinico e non è detto che funzioni. Quindi è una guerra persa, perché i puri non possono vincere i cinici; al massimo li possono un po’ stordire, ma in questo caso mi parrebbe un obiettivo impossibile! Se Inteso è un po’ stordito, non è per via dei puri, ma del Jagermaister… o perchè è stordito di suo. E mi si corregga se sbaglio e mi si perdoni se mi permetto.

              1. Ah ah ah, che replica sublime! Comunque, io resto gatto attaccato ai coglioni, e la millantata immunità di cui si vanta l’Inteso mi fa un baffo 🙂

        1. …credo vadano bene, ma non ho mai capito che cosa vuol dire “le cose vanno bene”. Le “cose” sono tante… forse alcune vanno bene, altre benissimo e alcune vanno male e altre mailissimo. E tu Andrea? Com’è che ti senti?

  3. harleyquinn86 ha detto:

    Meraviglioso!!!!!
    Mi sento come lui e, ahimè, posso confermare le sensazioni (descritte da te in modo eccezionale, magistrale, poetico e commovente)

    1. …ti senti come lui?! 😦
      Io ti ringrazio, però se ti senti come lui, urge un rimedio, di qualche tipo… che ne so, una pozione, una magia, un incantesimo che ti liberi dal contratto malefico! Non so… potresti costruire un aquilone e volartene via, verso il largo, verso il mare, finché non trovi un posto diverso, con tantissimo sole e gente che sorride.

      1. harleyquinn86 ha detto:

        🙂 ecco, appunto, la tua poesia è commovente. Forse ci sono su di un aquilone e forse ho già trovato un posto con belle persone…

        1. uh? 😦
          Ma arriverà!!! 🙂 Perchè le previsioni… a lungo termine, forse… però dicono che arriva! E comunque ho visto le nuvole che hai postato. Quelle sono belle sempre!

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