Sport estremi

Oggi che è giorno pallido, di rimando a qualsiasi meditazione che m’invade il cuore, rispondo con una debole e sommessa provocazione a coloro che cercano in ogni altrove la più forte emozione.

Discuto con l’anima mia da ore e mi piace poi sedermi qui e lasciare, se proprio ne ha voglia, che sia lei a pensare al posto mio.

Mi ritrovo con questo fardello da portare: una mente vuota, ovvero la mia ordinaria condizione.

Sarà questo inizio di stagione troppo forte perchè i miei labili sensi la sappiano sopportare e una manciata di chicchi di caffè da annusare… sarà questo.

Di mio mi limito a disporre i chicchi con cautela, inseguendo la carezza lenta sul lenzuolo bianco, lasciata come sottofondo da quel raggio di sole che mi pare sia già passato, invisibile, perchè troppo lieve, o forse solo molto complessato.

E dell’aria fresca che diverrà fredda non mi curo più; ma sì, mi dico, in buona sostanza me ne frego, perchè adesso ho tre cuori che pulsano nella mia gabbia di carta, legno e colore.

Son cuori da ascoltare con i tendini delle orecchie tesi e con tutti i capillari dei padiglioni ben irrorati; no dico, son tre e non so se da lì li si può sentire, ma da quì il rumore è musica e se ne potrebbe fare concerto. Concerto da camera, certo.

Uno è piccolo e veloce e gioca con balzi e scorciatoie e l’altro è giovane e irrequieto come le fughe inarrivabili delle lepri braccate; poi ce n’è uno che si mette comodo fra i cuscini ad ascoltare e pulsa piano con la musica come fanno le pulci quando sono sazie. Un pulce sazia è così che si deve sentire, a mio parere.

Niente e nessuno compone: la melodia più adatta nasce da sola e nel giusto momento, così, rubando destramente un po’ di evoluzioni fra un attimo e l’altro, lasciando che tutto il resto rotoli via, come i chicchi di caffè che si guardano fissi prima di lanciarsi oltre l’orlo, in formazione, in sequenza da rosario e in complice silenzio da parà senza nulla da conquistare.

E’ uno sport per chicchi in cerca di emozioni forti, questo, dove si vivono scariche adrenaliniche con tanto di colonna sonora pulsante, fra le pieghe di un lenzuolo pulito, un raggio complessato, il vuoto ed il duro pavimento.

Sport estremi

37 pensieri su “Sport estremi

  1. Io, da fan di Ligabue, ero fermo ai “duri che hanno due cuori”, ai tre cuori ancora non c’ero arrivato. Forse al tre di cuori, in una partita a poker. Ma pure lì, sono più esperto col due di picche.
    Bel post, Stile, e il fatto che io abbia compreso poco lo valorizza ancora di più 🙂

    1. Vedi, mi si continua a dire che devo esser più esplicita e chiara nei miei post… ma a me mi viene da dire che se dicessi tutto, allora potrei anche smetter di scrivere, perché vorrebbe dire che ho capito tutto. Così dico quel che mi viene e pazienza se questo non viene capito tanto… se poi tu mi dici “bel post” comunque, a maggior ragione, io persevero… non so se mi son capita, Glaurito.

      1. I tuoi post in questo blog sono come belle donne che osservi al tavolino di un locale elegante. Ne apprezzi lo stile, l’eleganza, immagini la loro voce senza averla mai sentita e fantastichi una storia che forse non vivrai mai ma che una volta tornato a casa avrai il dubbio di avere realmente vissuto. Sono post impressionisti. Volutamente. E perfetti così, mi consentono di darti il bacio della buonanotte e sognare una storia 🙂

        1. Deglutisco. Lo so, non era la risposta giusta, ma io ai complimenti non so rispondere… mi limito a deglutire. E ringraziare… sopratutto per la comprensione… e anche per il bacio della buonanotte. 🙂

    1. I chicchi di caffè in un bosco sono mooolto difficili da vedere… ma pure le mollichine, in effetti… che poi le mollichine le mangiano gli uccellini, mentre i chicchi non li tira su nessuno, penso. Quindi, su quelli, sui chicchi, magari si può contare di più, per ritrovarsi, Germogliare.

      1. Ecco, così è, lo sapevo che avresti capito. Sul vedere, Stile cara, essendo io un po’ cieca, ti dico che non è un problema, c’è sempre l’olfatto a cui ci si può affidare. E i chicchi di caffè profumano tanto. E gli uomini che si ricordano di essere animali, sanno usare il naso.

            1. Io nei boschi non incontro mai nessuno. Li scelgo così: vado nei boschi dove non ci sono le bestie umane e se ci sono sono come me: non si fanno vedere, mi sa. Però, di contro, in questi boschi incontro davvero tanti animali non umani; ci vado per questo. Gli animali non umani se ne stanno alla larga dalle bestie umane, perché un po’ le conoscono, mi sa.

  2. Qui di sport estremi…non se ne vedono.
    Un estremo silenzio, il vuoto, il duro pavimento.
    i chicchi di caffè messi in fila uno dietro l’altro…con santa pazienza….alla fine
    cadono da soli
    han capito che ormai a furia di farsi bene nessuno più l’apprezza veramente

    PS: ma cosa ho scritto? Boh…

    bentornata Stile
    ciao
    .marta

    1. Benritrovata Marta. Il caffè ultimamente mi fa sempre bene, che ci stiamo addentrando nella stagione lenta e sonnolenta… e per farmi bene deve per forza farsi bere… quindi, per il potere conferitomi dalla confraternita dei caffeinomani, decreto seduta stante che “bene”, nel caso specifico, può esser usato come sinonimo di “bere”. Così è deciso. La seduta è tolta.

  3. La scrittura è l’arte dell’approssimazione, dell’evocare, dell’ accarezzare i bordi della realtá e c’è una bellezza implacabile in quel lasciar cadere, in quel lasciare sfuggire, dai margini sempre indefiniti di una pagina. Ti abbraccio forte, il leggerti é sempre un piccolo prodigio

  4. Non so se è perchè sono così sensibile o è l’educazione che mi ha impartito la mia mamma,
    ma mi viene da dirti «grazie».
    [Voglio essere sincero: mentre scrivevo «sensibile»… già sulla prima Esse sogghignavo]

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